“E’ la certezza di essere stata chiamata a servire Cristo nei malati. L’insegnamento di san Vincenzo: “Cosa salva dalla disperazione? La presenza di Gesù Cristo in ciascuno di noi. L’amore incondizionato per i poveri, i malati. Perché si può dare un senso anche alla morte. Di fronte al dolore, ho scoperto che era troppo poco quello che la vita dava a queste persone: c’è qualcosa d’altro”. Successivamente, Costanza è passata dall’oncologia alle cure palliative (dirigendo l’hospice di Livorno) perché, quando la scienza medica e la tecnica, che pure hanno fatto passi da gigante in questo campo, non riescono ad offrire soluzioni, la persona morente sta vivendo e si deve far sì che i suoi giorni abbiano dignità e qualità, con le caratteristiche e le possibilità di una vita come quella di chi non è li dentro. La nostra cultura efficentista fa chiudere le porte di fronte al morente, ed è lì, invece, che devi farti carico del dolore suo e dei suoi familiari.”
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