«Ed ecco, figlie mie, quale è stato il principio della vostra Compagnia.
Come non era allora quello che è ora, è da credersi che non sia ancora quello che sarà in avvenire,
quando Dio l’avrà messa al punto in cui vuole…» (Conf. SV 13.02.1646)
Con questa citazione di San Vincenzo de’ Paoli, suor Adele Bozzi FdC ha iniziato il suo intervento all’Incontro Interprovinciale delle Figlie della Carità d’Italia fino ai 30 anni di Vocazione.
A seguire, eccovi i passaggi chiave:
Siamo qui, tutte Figlie della Carità, figlie di Vincenzo e di Luisa, figlie della nostra famiglia, del nostro tempo, ricche di pochi o più anni di vocazione, sempre con il desiderio di crescere per raggiungere «la pienezza della statura di Cristo»(Ef. 4,3).
Una Figlia della Carità, oggi più di ieri deve tendere ad una più equilibrata maturità che sia proporzionata alla sua età di donna, che, memore del passato, vive oggi il momento presente, con passione, protesa gioiosamente verso il futuro.
L’audacia percepisce che c’è qualcosa di difficile, ma comunque superabile… soprattutto con la certezza dell’assistenza divina, «chi è ben disposto rispetto alle cose divine è più audace»… Si tratta di una passione che contiene in sé molte altre passioni, come: il coraggio, l’intraprendenza, la risolutezza, la solerzia, l’iniziativa, l’operosità, l’ingegnosità, l’abilità…
La Carità non può non essere audace.
Nel mondo di oggi gli avvenimenti ci rincorrono. È impossibile fuggirli, perché il mondo si è fatto stretto e isolarsi non può essere una soluzione. Là dove la Provvidenza ci ha posto, vogliamo creare Comunità, che, nel territorio, abbiano la capacità di «contaminarsi» fecondamente con mondi, linguaggi, volti senza chiuderci nelle nostre auto-rassicuranti prospettive e nei nostri assicurati linguaggi? Audacia è anche fortezza, nel non temere giudizi e svalorizzazioni. E non moltiplichiamo le nostre esigenze, godiamo del bello di questa epoca senza lasciarci condizionare.
Un altro aspetto che sollecita l’audacia della Figlia della Carità è essere sempre più capaci di « caritas in veritate». La realtà che ci circonda ci offre mille interrogativi… In questo ginepraio, la Figlia della Carità deve avere il coraggio di sapersi muovere, con umiltà, semplicità, con ascolto e dialogo, senza soluzioni prefabbricate. Prendiamoci cura dello spirito, del corpo, diamo spazio all’umano.
Ci sentiamo invitate ad una nuova audacia, di «giovani che vanno e vengono» non solo nella creatività di nuovi servizi, ma anche, soprattutto, nella disponibilità di cercare e trovare il «nuovo» nel servizio che svolgiamo.
La Figlia della Carità sia audace, per essere donna dell’oggi, ricca della bella storia di ieri, che si «sporca le mani» per essere segno di tenerezza.