“Non parlerei di opera, ma di presenza costante, perché ciò che conta per loro è creare delle relazioni significative… Quando sei con loro nel quotidiano ad ascoltarli, allora hai conquistato i loro animi…
…l’opera dev’essere sempre accompagnata dalla concretezza dei gesti, perché in quelle case senza luce, senza nulla, io ho sperimentato la vera comunione e la vera amicizia. Perché non hanno nulla da difendere e quindi possono dare tutto. Questa è l’esperienza più bella. Poi, se accanto a questi gesti, riusciamo a fare altro, ben venga.
…È una situazione di sfruttamento dove la persona non esiste, non ha diritto di parola: se vuoi è così, altrimenti te ne stai a casa… se “case” si possono chiamare. Infatti chi va a lavorare ha paura di denunciare. Con il progetto “Presidio” della Caritas abbiamo cercato di invogliare a fare delle denunce, ma hanno tanta paura.
… noi siamo al servizio e quello che facciamo, con questa voce, lo grido forte: non ho nulla più di loro, siamo uguali davanti a Dio! E allora tutto quello che si può fare per un fratello lo faccio, cominciando dal dargli dignità, dal farlo sentire a casa.
Questo è il grido che vorrei toccasse gli animi che mi stanno ascoltando: davanti a Dio siamo tutti uguali e ciò che conta è dare amore a chi incontriamo e ha avuto meno di noi.”
http://www.sangerolamo.org/2018/05/06/suor-paola-palmieri-su-radio-rai/
https://ilmagiscopio.wordpress.com/2018/06/06/nel-ghetto-al-fianco-degli-invisibili/
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