Frasi scelte dalle Circolari della Rinnovazione dei Voti
alle Figlie della Carità
2.2.1963
• La persona di Cristo è nello stesso tempo il movente, l’esempio e lo scopo della nostra vita consacrata.
• Usciamo dal sonno dell’abitudine e dal tran-tran che minacciano di arrestarci sul cammino intrapreso verso Dio.
• Se il nostro modo di vivere il voto di Povertà non comprende nessuna rinuncia, è sospetto.
• La Santa Povertà testimonia in favore di Dio e ci tiene alla dipendenza della sua grazia.
• Più un’anima è piena di Dio, più è dominata da Lui in tutti gli atti della sua vita interiore ed esteriore e più irradia la purezza.
• Offriamo a tutti quell’ interessamento attento e personale che Dio porta alle anime e la nostra disponibilità per rispondere ai loro bisogni.
• Meditiamo lungamente sul Cristo obbediente, sommamente libero da qualsiasi timore o costrizione umana, perché interamente sottomesso al Padre.
• Solo gli spiriti chiaroveggenti e le volontà forti sanno praticare la vera obbedienza.
• La nostra preghiera deve raggiungere ogni giorno la preghiera dei nostri Fratelli, i Poveri.
• Facciamo sì che tutte le nostre opere di carità siano gesti di carità, cioè scaturiti dall’Amore di Dio.
• Bisogna rinnovare ogni giorno il nostro proposito ed eccitare il nostro fervore, come se ogni giorno fosse il primo della nostra conversione.
2.2.1964
• Senza alcun merito da parte nostra, come un dono gratuito, ci è stato rivelato l’amore assoluto che il Cristo aspetta da noi. E ci siamo impegnate a seguirlo.
• Noi ci siamo impegnate in questa via: noi andiamo a Dio per mezzo di Gesù Cristo.
• Il cuore vergine non è un cuore vuoto, ma un cuore pieno di Dio, quel Dio che è continuamente presente al centro della nostra vita e preferito di una preferenza permanente.
• Vivere da consacrata vuol dire riferire tutto a Dio con Cristo.
• In mezzo alle molte vicissitudini della vita, la nostra forza sta in Dio, sorgente e fine di qualsiasi avvenimento.
• In Dio solo si trova la soluzione ai nostri dubbi e si realizza l’equilibrio della nostra vita. La nostra gioia è Cristo.
• L’Obbedienza non si accontenta di fare atti di sottomissione, ma entra pienamente e volontariamente nell’adesione al piano di Dio su di noi, qualunque esso sia.
• Nessun altro movente ci spinge all’Obbedienza, ma questo è perentorio: la partecipazione alla Croce di Cristo.
• Le grandi occasioni di fedeltà sono rare, ma nelle nostre giornate quante circostanze nelle quali abbiamo da scegliere fra Dio e la terra.
• Cerchiamo di non essere di quelle anime che dopo essersi votate ad un Dio Crocefisso, si stupiscono quando nella vita incontrano effettivamente la Croce.
• Rianimiamo la nostra Fede e la nostra Speranza e domandiamo a Cristo di darci l’intelligenza della Croce.
• Noi siamo davanti a Dio, riunite in un solo corpo, comunità di preghiera e di carità, membro del corpo mistico di Cristo che continua in noi la sua opera di Redenzione.
• L’unità della Piccola Compagnia è tra le nostre mani, affidata alla nostra carità, dipende da ciascuna di noi.
• Domandiamo a Dio la grazia di essere così vicino ai suoi Poveri, che abbiano a poter leggere in noi il suo messaggio.
• Soltanto una profonda vita spirituale ed una fervente vita di preghiera possono dare una base solida alla nostra vita consacrata.
• E’ necessaria una Fede viva per scoprire le prospettive soprannaturali che giustificano quello che il mondo chiama follia.
• La Carità è la ragione e il fine del dono che abbiamo fatto di noi stesse al Signore.
2.2.1965
• Come parlare senza timore della Povertà, se non si è veramente povere?
• Lo spirito di povertà ci farà scoprire la soluzione di tanti problemi che ci tormentano.
• Tutto l’avvenire della Piccola Compagnia dipende dal modo in cui comprenderà e vivrà il mistero della Povertà.
• L’amore della povertà, l’intelligenza della povertà, il gusto e la forza per praticarla, non si possono ottenere che nella contemplazione di Cristo povero.
• Testimoniamo la Povertà del Cristo! Rendiamo visibile la Chiesa “serva e povera”!
• Con il cuore e con la fede capiremo i veri bisogni dei Poveri: è necessaria quell’ intelligenza del Povero che i nostri Fondatori possedevano in così alto grado.
• Più la fede ci illuminerà, più comprenderemo la profondità del nostro nulla e più ci penetreremo della nostra povertà, più la fede ci illuminerà di gioia pura.
• Impariamo ad aspettare tutto da Dio, nell’atteggiamento del vero povero.
• Nella speranza sta il segreto della pace dei santi.
• La nostra speranza è in Colui che presiede all’ascesa di ogni anima verso di Lui, e ne prevede le minime circostanze con la tenerezza di un Padre.
• Riconosciamo i richiami del Signore negli avvenimenti della vita e sforziamoci di rispondergli.
• Il grande lavoro della santità è quello di diventare povere, affinché la carità abbia ad invaderci man mano si scaverà in noi l’abisso della povertà, la carità crescerà, Dio si farà presente.
• Preghiamo Maria, per discernere alla luce dello Spirito Santo quello che Dio aspetta oggi dalle Figlie della Carità, e per compierlo dopo averlo compreso.
2.2.1966
• Dobbiamo diventare, raddoppiando gli sforzi, “quello che pretendiamo di essere”: Figlie della Carità, votate a Dio senza divisioni.
• Le nostre piccole comunità devono diventare focolai di vita teologale, in cui ogni suora aiuta le altre a mettere la propria vita nella luce di Dio.
• Siate anime di luce, trasparenti di Dio, libere di sè, aperte agli altri, disponibili a qualsiasi richiesta.
• Il Signore solo sa a che cosa ci chiama. Il giorno dei primi voti non abbiamo raggiunto una meta, ma abbiamo fissato una scelta e ci siamo impegnate in una direzione.
• Dobbiamo, giorno per giorno, avanzare nella via dell’amore, verso l’incontro con Dio, liberandoci dagli ostacoli che continuamente rinascono.
• La grazia della libertà del cuore e dello spirito è uno dei segni dai quali si riconosce abitualmente la Figlia della Carità.
• La Carità di Dio passa attraverso un’anima interamente data a Lui. L’universalità di questo amore ne segna l’autenticità.
• La Figlia della Carità tutta data agli altri “sovrabbonda di gioia” e diventa testimonianza e segno di Dio.
• Non vi è posto per la mediocrità. La via nella quale ci siamo impegnate non ha altra uscita legittima che la santità, la trasformazione in Cristo.
• Le più belle amicizie sono quelle che nascono tra persone consacrate a Dio e delle quali Dio è il legame.
• Le nostre piccole comunità devono essere focolai di carità dove ogni suora è responsabile di personificare per ciascuna delle altre, come per tutte insieme, l’amore di Cristo che le unisce tutte.
2.2.1967
• L’opera di rinnovamento, sia personale che comunitaria, è opera di obbedienza.
• Il Cristo è l’esempio, la sorgente e la sola giustificazione dell’obbedienza religiosa.
• L’obbedienza è la virtù dei forti e non il rifugio dei deboli.
• L’obbedienza è la pienezza dell’amore. Essa regola mirabilmente le nostre relazioni con Dio, nell’umiltà e nella speranza. Per mezzo suo entriamo già nella vita eterna.
• L’obbedienza è il frutto della nostra libertà.
• Noi non sappiamo dove Dio vuole condurci, ma la Croce è nella normale prospettiva di coloro che vogliono seguire il Cristo.
• Scopriamo, con la semplicità e la gioia limpida d’un bambino, che l’obbedienza ci tiene in una perpetua comunione fra noi e con Dio.
2.2.1968
• Il servizio non è altro che l’amore messo in opera.
• Al servizio del Cristo vivente nel Povero dobbiamo impegnare il nostro essere tutto intero, non solo il tempo e l’attività.
• Noi abbiamo scelto il Povero, che manca dei beni della terra e che il mondo disprezza, per nostro amico, per “nostro Padrone”.
• Nel cuore risiede la vera fraternità, frutto di umiltà e di carità.
• Come san Vincenzo, anche noi dobbiamo portare come un fardello di dolore, la miseria spirituale dei nostri fratelli nell’umanità, sovente intimamente unita all’ingiustizia materiale che li opprime.
• La nostra vita spirituale è, e deve essere, un legame permanente tra la massa dei Poveri e Dio.
• Quando avremo capito che tutto dipende da Dio, saremo pronte a farci strumenti della sua azione nelle anime.
• Nell’ Eucarestia noi entriamo in comunione con tutti i nostri fratelli che sono uniti in Cristo; noi ci trasformiamo apoco a poco in Lui per portarlo a coloro che ne sono ancora lontani.
• Dio ci ha precedute, già opera nel cuore dei nostri fratelli; noi non facciamo che entrare nella sua azione.
• Il nostro tempo appartiene a Dio per il servizio dei Poveri.
• Il lavoro al servizio del prossimo è la nostra grande forma di ascesi.
• La ragione della nostra presenza non ha altro scopo che quello d’incarnare la carità.
• Noi dobbiamo umanizzare la tecnica e renderla veicolo della tenerezza di Dio.
• Dove si trova una Figlia della Carità, qualsiasi uomo povero deve sentirsi compreso, amato, rispettato nella sua personalità umana, deve incontrare l’immagine stessa dell’ amore del Signore.
• Mettiamoci in ascolto dei nostri fratelli Poveri, essi sono i nostri Maestri spirituali, e l’insegnamento della loro vita così vicina al Vangelo, è una delle più grandi grazie del nostro stato.
• La Compagnia intera è consacrata ai Poveri e tutto in essa è concepito a questo fine.
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